Valle d’Aosta

Monumenti

I principali monumenti di Aosta

ARCO D’AUGUSTO
Appena passato il ponte sul Buthier, lungo la strada che portava alla Porta Praetoria della città, fu innalzato l’arco onorario dedicato all’imperatore Augusto. Si trattava di un segno eloquente della presenza e della potenza di Roma che, nel 25 a.C., aveva definitivamente sconfitto i Salassi, fondando la nuova colonia. L’Arco, imponente, come da stile tardo repubblicano, è ad un solo fornice a tutto sesto, largo circa 9 metri. I pilastri che lo fiancheggiano presentano, ai quattro angoli, delle semicolonne con capitelli corinzi. In origine, queste superfici erano interrotte dai rilievi con figurazione a trofei, collocati nelle quattro nicchie della facciata. Una trabeazione dorica chiude in alto quel che rimane del monumento, da secoli privo dell’attico, sul quale era apposta l’iscrizione dedicatoria.

PORTA PRAETORIA
Situata nella parte orientale delle mura, costituiva l’accesso principale alla città di Augusta Praetoria. Era dotata di tre aperture, ancor oggi visibili: quella centrale per i carri e quelle laterali per i pedoni. L’area all’interno delle aperture era utilizzata come cortile d’armi; nella sua parte meridionale, il terreno è stato scavato fino a raggiungere il livello del suolo in epoca romana. Nelle aperture rivolte all’esterno sono ancora visibili le scanalature entro cui correvano le cancellate che di notte venivano calate. Nella facciata esterna sono ancora visibili alcune delle lastre di marmo che rivestivano l’intero monumento, che all’interno è costituito di blocchi di puddinga.

TEATRO ROMANO
Rimangono visibili la facciata meridionale, con le sue arcate sovrapposte, la parte inferiore del semicerchio di gradinate che ospitava gli spettatori (cavea), e le fondamenta del muro che faceva da fondale (scaena). Alcuni studiosi ritengono che il teatro fosse dotato di copertura fissa. Costruito nel I sec. d.C., alcuni anni dopo la fondazione di Augusta Praetoria, venne ampliato ulteriormente un paio di secoli più tardi. Il Teatro romano si impone immediatamente all’attenzione, per la sua facciata meridionale (l’unica superstite) che misura ben 22 metri di altezza. La sua maestosità è scandita da una serie di contrafforti e d’arcate, e viene alleggerita da tre ordini sovrapposti di finestre di varia forma e dimensione. Ben individuabili sono pure le gradinate ad emiciclo che ospitavano gli spettatori, l’orchestra (il cui raggio è di 10 metri), ed il muro di scena (ora ridotto alle sole fondamenta) che un tempo si innalzava col suo ricco prospetto ornato di colonne, di marmi e di statue.

COLLEGGIATA DI SANT’ORSO
Il complesso di Sant’Orso, uno dei più importanti dell’arco alpino, comprende la Collegiata dei Santi Pietro e Orso, l’isolato e maestoso campanile, la cripta, il meraviglioso chiostro e il priorato rinascimentale. Lo scavo archeologico ha permesso di ripercorrere le vicende costruttive dell’edificio. L’area, nell’antichità, faceva parte di una vasta necropoli extraurbana dove, agli inizi del V sec., sorse un complesso paleocristiano. La costruzione della chiesa attuale è attribuita al Vescovo Anselmo (tra il X e l’XI sec.). Di quest’epoca rimangono la cripta e gli importanti affreschi ottoniani (parte superiore della navata centrale). L’architettura attuale (fine del XV sec.) si deve al priore Giorgio di Challant. Degni di nota sono gli stalli gotici del coro (XV sec.) ed il mosaico (XII sec.). Il chiostro di Sant’Orso, vero e proprio “poema marmoreo”, è il luogo dove si respira a fondo la spiritualità e la religiosità del complesso “ursino”. La sua costruzione terminò nel 1133. Costituito da 37 colonne in marmo (il lato nord venne demolito nel XVIII secolo e le colonne sostituite), successivamente rivestite da una vernice protettiva che, ossidandosi, ha dato al chiostro l’odierna, suggestiva colorazione, il monumento rappresenta uno degli esempi più alti di scultura romanica. I capitelli istoriati rappresentano scene bibliche, favole o motivi ornamentali o episodi della vita di Sant’Orso.

CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA
Gli scavi archeologici hanno ricostruito le diverse fasi costruttive della chiesa, le cui origini risalgono al IV secolo. Era un edificio d’imponenti dimensioni, sostanzialmente immodificato sino al grande cantiere romanico (XI sec.), che diede alla cattedrale l’aspetto odierno. Del IV secolo sono il battistero principale, collegato al criptoportico romano, e vari locali annessi, tra i quali un battistero secondario. Al periodo romanico si fa risalire l’importante ciclo d’affreschi nel sottotetto della chiesa: assieme a quelli di Sant’Orso, fanno di Aosta uno dei principali centri d’arte Ottoniana in Europa. Tra il XV e il XVI secolo i vescovi promossero un radicale restauro della chiesa. L’alto coro, dominato da un crocifisso ligneo (XIV sec.), presenta due ordini di stalli scolpiti; sul pavimento sono visibili due mosaici del XII e del XIV secolo, che rappresentano i mesi dell’anno, una serie di animali oltre al Tigri e l’Eufrate. L’altare maggiore è barocco. La facciata della Cattedrale si compone di due parti distinte: un atrio del ‘500 e una fronte neoclassica del 1848. L’atrio presenta un elegante prospetto architettonico in cotto, ornato da statue ed affreschi sulla vita della Vergine. Il recente restauro permette di apprezzare tutta l’eloquenza di forme e di colori di questo bell’esempio d’arte rinascimentale.

e quelli più famosi sparsi nella Valle:
FORTE DI BARD
Il complesso del Forte e Borgo di Bard è il nuovo polo culturale delle Alpi Occidentali. Grazie al recupero dell’imponente fortezza sabauda e di alcune aree connesse, è stato realizzato un progetto che fonde, in un’unica struttura, servizi culturali innovativi e, in futuro, strutture ricettive. Già con Teodorico (VI sec. d.C.), esisteva a Bard una guarnigione che difendeva le “Clausuræ Augustanæ” (sistema difensivo di protezione dei confini dell’Impero).Nel 1034, viene definito “inexpugnabile oppidum”, in uno dei più antichi riferimenti ad un castello in Valle d’Aosta. Nel 1242, i Savoia entrano in possesso della signoria di Bard. Nel 1661, vengono concentrate a Bard le armi provenienti da altre fortificazioni valdostane, tra cui Verrès e Montjovet. Il castello diventa ancora protagonista, in occasione dell’arrivo di Napoleone Bonaparte, nel maggio del 1800. Le strutture difensive del forte erano talmente efficaci che l’armata napoleonica impiegò circa due settimane per superare le difese austriache, riuscendovi solo con l’astuzia. Il forte venne poi fatto smantellare, per evitare ulteriori pericoli. Quello che vediamo oggi è il rifacimento voluto da Carlo Felice che, a partire dal 1830, ne fece una massiccia struttura militare. Alla fine dell’800 il forte s’avvia al declino, viene dismesso nel 1975 dal demanio militare e acquisito dalla regione Valle d’Aosta nel 1990. Il Forte, riaperto dopo un lungo restauro, ospita il Museo delle Alpi e mostre temporanee. Per accedere alla sommità della fortezza è possibile seguire il percorso pedonale che si sviluppa fra possenti muraglioni partendo dall’interessante borgo medievale a lato del parcheggio, oppure servirsi degli ascensori panoramici attraverso cui si può godere di una meravigliosa vista sulla valle circostante.

CASTELLO DI FENIS
Vera icona medioevale, il castello di Fénis si distingue per la sua straordinaria architettura e la potenza evocativa delle sue torri e mura merlate. La complessa, armoniosa struttura, organizzata concentricamente attorno al cortile interno, evoca un’immagine quasi fiabesca.
Il castello ha pianta pentagonale; gli angoli sono muniti di torrette circolari, tranne lo spigolo sud-ovest, che presenta una torre massiccia, e quello sud, con torre a pianta quadrata. Il mastio è racchiuso in una doppia cinta muraria, con torrette di guardia e camminamento. Si accede al maniero passando attraverso la torre quadrata. Il cortile interno, con scalone semicircolare e balconate di legno, è decorato da pregevoli affreschi; sulla parete orientale sono raffigurati l’Annunciazione e santi. I primi due affreschi vengono attribuiti ad un pittore vicino alla scuola di Jaquerio (XV sec.). Al pianterreno si trovano: sale d’armi e da pranzo, dispensa, cucina, studio ed esattoria; al primo piano: la cappella con sala di rappresentanza e le camere dei conti.

CASTELLO REALE DI SARRE
Costruito nel 1710 sui resti di una casa forte già menzionata nel 1242, dopo vari passaggi di proprietà fu acquistato dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, che lo ristrutturò e lo utilizzò come residenza durante le battute di caccia in Valle d’Aosta. Il castello fu abitato per villeggiatura anche da Umberto e dalla regina Maria José. Nel 1989, la Regione Valle d´Aosta ha acquistato il complesso per restaurarlo.
L’edificio ha un corpo longitudinale con una torre quadrata posta al centro. Il restauro ne ha conservato la doppia identità assunta nella storia: residenza alpina e museo della presenza sabauda nella regione.
Al piano terra la visita è libera; le sale sono “sezioni didattiche” che introducono il visitatore alla visita accompagnata ai piani superiori. Oltre all’iconografia sabauda (Sala d’accoglienza e Cabinets des gravures), sono rappresentate le cacce reali nelle Alpi (Salles Chasse) e la storia del castello.
Ai piani superiori, le stanze sono state riallestite con parte degli arredi ritrovati nel castello. Sono visibili l’Appartamento Reale, con la Gran Sala del gioco e la Galleria dei trofei venatori e le stanze private, mai aperte in precedenza. Le stanze del secondo piano riguardano la storia della dinastia sabauda nel XX sec.: Vittorio Emanuele III, Elena di Montenegro, Umberto II e Maria José, figura particolarmente legata alla Valle d’ Aosta.

CASTELLO SAVOIA
realizzato per volere della Regina Margherita di Savoia, che soggiornava a Gressoney, il castello sorge ai piedi del Colle della Ranzola nella località denominata “Belvedere”, in ragione della splendida vista che da lì domina tutta la vallata fino al ghiacciaio del Lyskamm. La posa della prima pietra dell’edificio avvenne il 24 agosto 1899 alla presenza di re Umberto I il quale, assassinato a Monza un anno dopo, non avrebbe visto la conclusione dei lavori, protrattisi fino al 1904. La dimora ospitò la Regina durante i suoi soggiorni estivi fino al 1925, un anno prima della sua morte. Dopo l’acquisto nel 1936 da parte dell’industriale milanese Moretti, il castello divenne proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1981.
Indossati i calzari per preservare i pavimenti originali del maniero, gli ospiti accedono ad un vasto atrio a colonne dove è possibile osservare un altare usato per la celebrazione delle messe durante i soggiorni della Regina. Si visita la sala da pranzo, dalla ricca decorazione dipinta sulle pareti, sul camino e sul soffitto e rivestita da una boiserie con intagli a pergamena in stile neogotico. Il percorso si sviluppa poi attraverso la veranda semicircolare che si affaccia sulla valle e prosegue verso la sala da gioco, con il biliardo originale ed i salottini di soggiorno.
Un maestoso scalone in legno di rovere intagliato con grifoni ed aquile conduce agli appartamenti reali, preceduti da un atrio sul cui soffitto si legge l’iscrizione augurale “Hic manebimus optime”. Il percorso di visita raggiunge invece il primo piano attraverso la scala a chiocciola ricavata all’interno della torre di guardia. Nella stanza riservata al padre spirituale che seguiva i reali, sono esposte diverse fotografie che ritraggono la Regina ed il suo entourage durante i momenti di svago in montagna. Si procede in seguito con gli appartamenti destinati a Re Umberto I, in cui si ammirano altre curiose foto d’epoca. L’appartamento della Regina è riccamente arredato con mobili nello stile eclettico a lei caro, provenienti in parte dalla Villa Margherita, la dimora che accolse la Sovrana in paese negli anni precedenti la costruzione del Castello; accanto alla camera è possibile osservare la stanza da bagno, mentre sul lato opposto, nella torre settentrionale, si apre un grazioso boudoir, con finti drappi dipinti alle pareti che richiamano la decorazione della sala baronale del castello di Issogne, e finestre che permettono di contemplare il magnifico panorama sul Monte Rosa e sull’intera vallata. La stanza attigua a quella della Regina, infine, è dedicata al principe ereditario Umberto II.